Una domenica in pieno relax, non abbiamo impegni lavorativi, decidiamo di andare a fare un giro a Finale Ligure, parcheggiamo l'auto e ci facciamo quattro passi in riva al mare a respirare un pò di aria pulita, c'è una leggera brezza, è una fantastica giornata di sole, siamo a fine novembre ma la temperatura è gradevole e ce la godiamo.
Ci imbattiamo in un gruppo di ragazzi che stanno surfando, ci fermiamo a guardare, attratti da questo sport che ci riporta alla mente le spiagge americane e, soprattutto, film epici e musiche d’altri tempi (dei nostri tempi).
C’è molta gente che si ferma a guardare, ci sono molti ragazzi in acqua e altri ne arrivano (non solo “locals”).
E’ uno sport affascinante, c’è l’esperto e c’è il principiante, ma tutti legati dalla voglia di divertirsi e poter eliminare le tossine e lo stress della settimana lavorativa: scrutano l’orizzonte, alla ricerca di un segnale che indichi l’arrivo dell’onda giusta da cavalcare. Esiste un codice non scritto, per chi ha la precedenza (come per strada), si rispettano, si divertono, è una grande famiglia.
Dalla riva della spiaggia siamo attratti e affascinati da questa “danza”, non resistiamo e decidiamo di fare qualche scatto (la macchina fotografica, alla fine, c’è sempre). Ci prendiamo subito gusto e cerchiamo di raccontare la giornata, ma soprattutto, ci rendiamo conto che siamo davanti a un fenomeno che andrebbe analizzato, perché è uno sport praticato tranquillamente fuori dalla stagione estiva e, quindi, potrebbe essere un volano di promozione turistica per il nostro territorio, i fondali della nostra regione sono ottimi per la formazione di onde “cavalcabili”, ci sono “spot” già conosciuti e i surfisti arrivano anche da Piemonte e Lombardia.
Ma noi siamo fotografi, non siamo tecnici, ci godiamo lo spettacolo e lasciamo parlare le immagini…le nostre immagini, con il nostro stile.
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